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ARTICOLI

Queen of Katwe

l’orgoglio di una rivincita dovuta

Il gioco degli scacchi, sotto una certa prospettiva, può essere sicuramente inquadrato come metafora di una difficile sopravvivenza. Queen of Katwe fa tesoro di questo esempio, descrivendoci un riscatto sociale quasi al pari di una favola moderna. Questa volta però la Disney ci racconta una realtà molto più tangibile di qualsiasi fiaba senza tempo.

 

Il gioco degli scacchi solitamente è associato ad un contesto piuttosto ordinato e conformista: riporta alla mente, in qualche modo, ambienti colti e piuttosto raffinati. Pur essendo un gioco accessibile a tutti, le immagini che spesso si ricollegano ad esso rispediscono alla mente scenari più o meno tipicamente borghesi: le caratteristiche ambientazioni di tornei in grandi sale ne sono un esempio, tanto per capirci. Pensieri meccanici stereotipati e piuttosto pregiudizievoli, di cui spesso siamo vittime, pur senza accorgercene. Per fortuna non è così e la storia realmente accaduta di questo film ce lo ricorda. Queen of Katwe è infatti una storia di riscatto sociale (sviluppata da una sceneggiatura di William Wheeler, ispirata all’omonimo romanzo di Tim Crothers) che testimonia come chi ha la sfortuna di nascere e vivere in contesti non molto “comodi”, qualche volta riesce a riscattarsi e a testimoniare un valore spesso occultato, soffocato da problemi e prevaricazioni di ogni ordine e tipo.

 

La protagonista è Phiona Mutesi, giovane ragazza nata in un contesto familiare molto povero: siamo in Uganda, remota terra africana che relega la maggior parte dei suoi abitanti in un’atmosfera di perdurante e dilaniante povertà dai molteplici aspetti. La vita di Phiona cambia quando incontra Robert Katende, ex calciatore diventato missionario. Katende aiuta i bambini a sopravvivere, anche responsabilizzandoli attraverso l’insegnamento del gioco degli scacchi: un gioco assimilato come perfetto esempio del paniere di attitudini utili a sopravvivere alle difficoltà quotidiane. Phiona rimane stregata da questo gioco e lo impara velocemente assorbendone i segreti: li fa suoi e li redistribuisce saggiamente nel suo recepire, parallelo e naturale, un’istruzione basilare e allo stesso tempo profonda. Il suo talento, la sua grinta e la sua tenacia saranno premiate allorquando la stessa ragazza riuscirà, accompagnata anche dal sostegno della sua famiglia, a scalare le vette del gotha degli scacchi. Phiona riuscirà quindi in qualche modo ad emanciparsi e, per vie traverse, ad insegnare nobili valori e preziose speranze: cose non da poco per chi in qualche modo è quasi sempre relegato ai margini della società.

 

A dirigere il cast di Queen of Katwe c’è la regia di Mira Nair: a rivestire i panni di Phiona Mutesi, c’è l’esordiente Madina Nalwanga; nel ruolo di Katende ritroviamo David Oyelowo, mentre Lupita Nyong’o, (12 Years a Slave e Star Wars: The Force Awakens) impersonificherà Harriet, ovvero la madre della protagonista. La Disney distribuirà Queen of Katwe a partire dal 23 settembre 2016.

 

Sarà una buona occasione per ricordare come talvolta talento estro e tenacia si nascondono lì dove meno ce lo aspettiamo. In fondo non ci sarebbe da meravigliarsene: lo stesso gioco degli scacchi ci rammenta che grandi vittorie possono nascere spesso con gesti semplici e ragionati, senza alcun bisogno di grandi strumenti.  

La baby regina degli scacchi

Da Kampala alla Siberia, le mosse vincenti di una bambina-prodigio

 

di Marco Trovato

www.reportafrica.it

Marzo 2012

A soli quindici anni, l'ugandese Phiona Mutesi è diventata la più forte giocatrice di scacchi del suo Paese. Un primato che le consente di volare lontano dalla baraccopoli in cui è cresciuta

 

«Giocare a scacchi è come crescere in una baraccopoli: bisogna fare le scelte giuste per sopravvivere. Il primo errore può essere fatale». Phiona Mutesi, 15 anni, ugandese, usa un paragone azzardato ma efficace. Lei proviene da Katwe, povero sobborgo della capitale Kampala, un inferno di lamiere, fango e immondizia. Quando aveva tre anni, l'Aids le ha portato via il padre; a cinque anni ha dovuto abbandonare la scuola per aiutare la madre e sfamare i fratellini. L'infanzia l'ha passata vendendo sulla strada pannocchie di mais abbrustolito. Poi, un giorno ha scoperto il gioco degli scacchi e la sua vita è cambiata. «È avvenuto tutto per caso», racconta Phiona. «Avevo saputo che un'associazione cristiana di beneficenza organizzava un corso di scacchi per bambini in una chiesa del quartiere. Non sapevo cosa fossero gli scacchi, né ero interessata a scoprirlo. Mi bastava sapere che i partecipanti avrebbero avuto per un giorno il pranzo gratuito. Mi presentai con mio fratello. Quando vidi la prima scacchiera rimasi a bocca aperta. C'erano tanti pezzi di legno dalle forme curiose: alfieri, torri, cavalli, regine… Mi feci spiegare le regole del gioco e provai a muoverli».

 

Mente prodigiosa

Da quel giorno Phiona non ha più smesso di giocare. Per mesi si è esercitata assieme agli amici, ogni sera dopo il lavoro, al lume di una lampada a petrolio. Poco alla volta ha capito l'importanza della disciplina, della pazienza e della concentrazione. E ha imparato ad ascoltare il suo intuito vincente. «Ha un talento straordinario», assicura Robert Katende, 29 anni, nato anch'egli a Katwe, responsabile dello Sports Outreach Institute. È stato lui, ex giocatore ugandese di calcio, grande appassionato di scacchi, a introdurre sette anni fa questo sport tra i bambini dello slum. «Era un'alternativa al pallone: un modo come un altro per tenere lontani i giovani dalla strada», confessa. «Non mi aspettavo grandi risultati sotto il profilo agonistico… Ho dovuto persino lottare per iscrivere Phiona e i suoi amici ai primi tornei. Gli organizzatori non volevano che i bambini di una baraccopoli gareggiassero con gli studenti dei college più prestigiosi di Kampala».

Ci ha pensato Phiona a frantumare i pregiudizi a suon di vittorie: in due anni è diventata campionessa nazionale nella categoria juniores. «La notizia ha fatto il giro del mondo e ha provocato un salutare terremoto nel nostro sport», commenta Godfrey Gali, segretario della Federazione Scacchi Ugandese. «Prima, gli scacchi venivano considerati uno sport elitario, per bianchi e ricchi, come il golf. Oggi centinaia di giovani si avvicinano alla scacchiera perché sognano il successo ottenuto da Phiona». Nel 2009 la ragazzina si è recata a Juba, nel Sudan del Sud, per gareggiare ai campionati africani di scacchi. «È stato il mio primo volo aereo - ricorda Phiona - il primo viaggio lontano da casa: un'emozione impareggiabile». È tornata in Uganda carica di medaglie. «La dimostrazione vivente che negli scacchi non importa da dove vieni, ma come ragioni. I figli delle baraccopoli hanno una propensione stupefacente per questo gioco: malgrado non abbiano potuto frequentare la scuola, dimostrano di avere una mente brillante e attenta ai particolari. Ciò che serve per primeggiare sulla scacchiera».

 

La vittoria più bella

Lo scorso settembre Phiona è volata con la nazionale ugandese a Chanty-Mansijsk, in Siberia, per partecipare alle Olimpiadi degli scacchi. «Mi avevano detto di procurami un vestito pesante, ma non immaginavo che esistesse un posto così freddo», sorride la ragazzina. «Malgrado il lungo viaggio e le temperature rigide, l'esperienza è stata fantastica. Alloggiavamo in un hotel lussuoso: camere pulitissime, doccia calda, pranzi da favola… Mi sembrava di sognare».

Phiona era la più giovane giocatrice in gara su mille atleti provenienti da 149 nazioni diverse. Le troupe televisive di mezzo mondo l'hanno assediata per giorni. «Non mi aspettavo tanta attenzione, mi tremavano le mani dall'emozione». Impossibile chiederle di battere le fortissime campionesse di Russia, Canada, Cina, Stati Uniti e Azerbaigian: troppo ampio il divario tecnico e troppo poca l'esperienza maturata dalla giocatrice ugandese. «Poteva andare meglio», ammette. «Ho perso tre gare, ne ho pareggiate due e vinta una: mi rifarò alla prossima Olimpiade».

È comunque tornata a casa con un sorriso raggiante. «In Russia ho avuto l'onore di stringere la mano al mio idolo, Garry Kasparov, mito intramontabile degli scacchi». La soddisfazione più grande l'ha ottenuta a Kampala, al ritorno, trionfando ai campionati nazionali assoluti di scacchi. Si è aggiudicata il premio di mezzo milione di scellini: più di 150 euro. «Non avevo mai visto tanti soldi in vita mia, e nemmeno mia madre», racconta la baby-regina della scacchiera, che ancora oggi vive con la famiglia in una baracca di legno e latta. Il montepremi l'ha usato per comprare quattro materassi e due letti a castello. «Ora non sono più costretta a dormire per terra». E può finalmente sognare in grande.

 

DA SAPERE

Phiona Mutesi, 15 anni, si allena nello slum di Katwe in cui vive. Dice il suo allenatore Robert Katende: «I bambini delle baraccopoli devono pensare ogni giorno a come sopravvivere. E gli scacchi sono un gioco di sopravvivenza». Phiona oggi ha ripreso a studiare e grazie alle vittorie ottenute con gli scacchi può frequentare un college a Kampala.

DEBORAH RICCIU

ESPANDERE ORIZZONTI

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