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Uganda: il preoccupante aumento delle adozioni illegali
C’è il rischio che le adozioni diventino
un traffico di bambini
e di adolescenti
di Fulvio Beltrami
Dopo la controversa vicenda dei bambini congolesi adottati da coppie europee di cui nostri concittadini sono rimasti coinvolti nel braccio di ferro tra il governo congolese e quello italiano durato vari mesi, un altro grido d’allarme giunge dall’Uganda. L’Auditor General John Muwanga ha reso noto i risultati di una inchiesta sulle adozioni internazionali dal 2001 al giugno 2013. Inchiesta ordinata dal governo lo scorso marzo.
Auditor General (AG) è un funzionario governativo incaricato di eseguire inchieste e verifiche su tutti i settori sociali ed economici del Paese. I risultati evidenziano tre principali campanelli d’allarme: l’incredibile aumento delle adozioni (+400%), forti differenze tra i dati ufficiali rispetto a quelli presenti nelle Ambasciate europee, una legislazione in tutela dei minori totalmente deficitaria. “In questo decennio si è registrato un aumento vertiginoso di adozioni internazionali che deve far seriamente riflettere. Nel periodo preso in esame si registra un aumento di adozioni del 400% sopratutto da parte di cittadini americani” avverte Muwanga. Nel 2001 gli annuari ufficiali registravano una sola adozione di minorenni richiesta ed ottenuta da una coppia americana. Nel 2007 il numero delle adozioni era salito a 57. Nel 2012 le adozioni erano salite a 207. A seguito di una verifica incrociata, presso il dipartimento dell’assistenza sociale del governo ugandese si registrano 333 adozioni concesse a coppie americane mentre presso gli archivi dell’Ambasciata americana a Kampala risultano che 576 ragazzi ugandesi sono stati adottati da coppie americane e partiti per il loro nuovo Paese.
La differenza di 243 bambini dovrebbe essere piú che sufficiente per aprire una inchiesta giudiziaria secondo il AG Muwanga. Nel rapporto vi sono descritte pesanti mancanze da parte del governo nel monitoraggio delle adozioni internazionali. La prima responsabile indicata è la signora Karooor Okurut, Ministro delle pari opportunità, lavoro e sviluppo sociale rea di non aver mai creato un serio meccanismo di monitoraggio delle adozioni internazionali. Il rapporto apre inquietanti interrogativi sulla legalità di queste adozioni e su complicità di funzionari pubblici ugandesi e americani. La legge attualmente in vigore garantisce ad un cittadino straniero il diritto di adottare un bambino ugandese solo se risiede nel Paese da almeno 36 mesi con comprovata attività economica e con età minima di 25 anni.
Le adozioni, concesse dall’Alta Corte di Kampala prevedono un’accurata ricerca sulla coppia applicante per comprendere il suo stato giudiziario, economico e la moralità. Le ricerche sono compiute sia per il periodo di presenza in Uganda che presso il Paese di origine o presso Paesi terzi dove la coppia richiedente abbia trascorso un periodo superiore ai 6 mesi. Purtroppo gli studi compiuti dall’equipe del AG Muwanga rivelano che per il 62% dei casi queste regole non sono rispettate. Le adozioni vengono concesse a coppie che risiedono nel Paese il tempo strettamente necessario per terminare le pratiche e portare il figlio adottivo nel loro Paese di origine: da uno a tre mesi. In questo breve periodo non è tecnicamente possibile fare accurate e profonde inchieste sulla coppia richiedente in collaborazione con le autorità del suo paese o di paesi terzi. Un’altra grave incongruenza è stata rilevata tra il numero di adozioni regolarmente rilasciate dall’Alta Corte nel periodo dal 2009 al 2012. Secondo i registri l’ente giudiziario incaricato ha rilasciato 133 permessi di adozioni ma il numero totale di adozioni registrato nelle varie ambasciate risulta estremamente maggiore: 796.
Vi è il forte sospetto dell’esistenza di una mafia locale all’interno delle istituzioni ugandesi che abbia trasformato le adozioni in un lucroso affare alimentando così il fenomeno criminale del traffico di esseri umani. Questa mafia sarebbe tollerata da varie Ambasciate per facilitare le procedure di adozione dei propri cittadini. Il dubbio di connivenze istituzionali straniere è rafforzato dalla ‘leggerezza’ adottata dalle varie Ambasciate occidentali (in primis quella americana) nell’accettare documentazione di adozioni ottenuta in tempi talmente rapidi da non corrispondere a quelli normalmente previsti per terminare le inchieste sulla coppia richiedente e le relative procedure (da 6 mesi ad un anno). Non è comprensibile come le autorità delle varie Ambasciate possano accettare permessi di adozioni evidentemente sospetti. I funzionari delle ambasciate sono inoltre perfettamente a conoscenza del “turismo delle adozioni” attuato dai propri cittadini che giungono e risiedono in Uganda per qualche mese riportando a casa il nuovo figlio adottivo.
“Vi è il sospetto che i bambini adottati possano subire violenze, abusi e sfruttamento oppure che le coppie che hanno beneficiato di veloci procedure di adozione non siano moralmente o economicamente idonee” avverte il AG Muwanga richiedendo esplicitamente al governo di rivedere la legge sulle adozioni rafforzando le procedure e seri sistemi di raccolta dati e monitoraggio. Questa sospetta connivenza non riguarda la nostra Ambasciata e i nostri connazionali. Secondo informazioni riservate ricevute da competenti autorità non si registrerebbero casi di adozione ‘anomale’ presso le rare coppie italiane che hanno richiesto ed ottenuto l’adozione.
In Uganda si stima la presenza di 2,4 milioni di orfani a causa del precedente periodo di instabilità interna (la guerra civile al nord è terminata solo dieci anni fa) e all’epidemia di HIV/AIDS che ha colpito il paese tra gli anni Novanta e la prima decade del Duemila. Oltre al fenomeno delle adozioni internazionali illegali i bambini ugandesi sono loro malgrado costretti a fronteggiare altri gravi fenomeni e negazione dei diritti di base. Ufficialmente le adozioni nazionali (coppie ugandesi richiedenti) sono nettamente inferiori di quelle internazionali. Nella realtà le adozioni nazionali sono totalmente fuori controllo e illegali. Spesso i bambini orfani o provenienti da famiglie numerose ed estremamente povere vengono presi in carico da parenti o coppie facoltose senza nemmeno notificarlo alla polizia e ai servizi sociali. Spesso i minori sono utilizzati come mano d’opera gratuita per i lavori domestici, ricevono un’educazione inadeguata e, nel peggior dei casi, nessuna educazione.
Il secondo fenomeno che intacca i diritti dei minori e il dovere del governo di proteggerli riguarda i “street children” (bambini di strada). Il fenomeno, totalmente ridimensionato rispetto a quanto descritto dal dubbio rapporto della associazione americana in difesa dei diritti umani: Human Right Watch (HRW), riguarda soprattutto la regione del Karamoja. Circa 1.000 minori Karamojon sarebbero vittima di un racket organizzato che promette a loro e ai loro parenti fittizie borse di studio o lavori per poi obbligarli a chiedere l’elemosina lungo le strade di Kampala, spacciare droga o prostituirsi. Il racket sarebbe gestito dalle autorità morali e governative del Karamoja, a volte con la complicità dei stessi genitori. L’età delle vittime è impressionante: dai 2 ai 10 anni. Una vera e propria tratta di schiavi.
In questi giorni il governo ha iniziato una serie di colloqui con le autorità Karamojon per trovare una soluzione al fenomeno senza essere costretti a ricorre a misure giudiziarie e repressive. Il Governo specifica che, qualora le misure giudiziarie siano necessarie, queste non colpiranno le vittime dello sfruttamento a cui deve essere rivolto particolare assistenza per garantire l’accesso all’educazione pubblica e reinserimento sociale. Una situazione totalmente diversa da quella descritta nel rapporto di HRW dove si accusa governo e polizia di torture, arresti arbitrari e sparizioni di bambini di strada. Accuse del tutto inventate come ha potuto constatare la ricerca condotta da un gruppo di giornalisti ugandesi di cui ho avuto l’onore di partecipare.
Il terzo fardello dell’infanzia ugandese è rappresentato da un inadeguato ed inefficace sistema educativo. Nonostante che da sei anni le scuole elementare e media siano quasi gratuite, la qualità degli insegnanti è talmente bassa che spinge le famiglie ad indebitarsi per mandare i propri figli presso le scuole private. Il sistema nazionale dell’educazione è totalmente allo sfascio e con vari casi di pedofilia e abusi sessuali compiuti dagli insegnanti sugli alluni. Un fenomeno che, oltre a ledere i dritti di base dei minori, pone una serie ipoteca sul futuro economico del Paese, attualmente non in grado di sfornare lavoratori competenti e preparati. Il fenomeno delle adozioni internazionali illegali in Uganda rivela una storica e triste realtà. Come successe 400 anni fa durante la tratta internazionali degli schiavi africani, questi crimini contro l’umanità sono perpetuati dagli stessi africani. All’epoca le varie tribù vendevano ai commercianti arabi ed europei, migliaia di persone appartenenti a tribù sconfitte. Oggi sono i funzionari pubblici che creano false procedure di adozione in cambio ovviamente di una lauta ricompensa. Come quattrocento anni fa l’Occidente ha la colpa di creare continua e costante domanda, alimentando così il perverso e disumano mercato.