ARTICOLI
Uganda: una biblioteca gratuita
itinerante per i bambini di strada
Un architetto italiano di 30 anni assieme ad un cooperante italiano e una giovane ugandese hanno dato il via al progetto MatatArt.
17 agosto 2017
Di cosa ha bisogno un bambino, che vive, e cresce, in povertà in un’area disagiata? Cibo, medicinali, sicurezza… Ma anche di qualcos’altro. Ha bisogno di poter sfruttare la propria creatività, quella vitalità artistica che solo i bambini hanno, e di svilupparsi culturalmente e socialmente proprio grazie a essa!
L’Uganda è un paese giovane, il 55% della popolazione è sotto i 18 anni, e, di questi, solo il 56% arriva in fondo alla Primary School. Spesso l’istruzione è confinata alle zone ricche, e i bambini più poveri non hanno occasione di accedere ad alcun tipo di supporto artistico o creativo.
Per ovviare almeno in parte a questa piaga sociale, un architetto italiano di 30 anni assieme a un cooperante italiano e una giovane ugandese hanno dato il via al progetto "MatatArt". Questa è stata la grande intuizione, e il sogno, di Francesco De Pasquale, ex corsista del Master in Project Management di ASVI Social Change, che ha comprato in Giappone un vecchio "matatu" il caratteristico minivan utilizzato da più dell’80% degli abitanti di Kampala come mezzo di trasporto preferenziale, e lo ha trasformato in un piccolo centro culturale che viaggia attraverso i sobborghi della capitale ugandese, rifornendolo con colori, libri, strumenti musicali e materiale di ogni tipo per implementare l’educazione dei minori più poveri e disagiati.
In particolare, opera nel sobborgo di Kawempe dove, in collaborazione con un’altra organizzazione, i bambini hanno ricostruito e pitturato una casa che servirà come alloggio gratuito ai piccoli abbandonati. I bimbi possono entrare nel furgoncino, prendere i libri, leggere, dipingere, scrivere ed ascoltare musica. L’obiettivo è che i minori che vivono per le strade di Kampala si interessino alla cultura spezzando così il circolo vizioso che si crea tra ignoranza e povertà.
MatatArt si reca ogni giorno all’interno degli slum e delle altre aree povere di Kampala, per raggiungere i bambini bisognosi, e mettere loro a disposizione, secondo le sue parole, «l’arte, in tutte le sue forme e declinazioni».
Con il suo matatu Francesco riesce a portare a termine più di 20 missioni al mese, provvedendo all’istruzione di 6300 bambini l’anno che altrimenti non avrebbero possibilità di accesso ad alcuna attività artistica.
La passione di Francesco per il no profit e l’Africa ha radici profonde, come testimonia la sua esperienza in Uganda.
Una passione che non avrebbe potuto trovare sbocco senza una grande forza e una corretta formazione. Ora, grazie ad entrambe, Francesco sta riportando musica e colori nelle vite di chi ne sarebbe rimasto privo.